Da Forlì un Santo per la vulnologia - Croce Rossa Italiana

DA FORLÌ UN SANTO PER LA VULNOLOGIA

La storia dell’Umanità è anche storia delle Religioni e quando come operatori sanitari guardiamo indietro ci troviamo ad avere a che fare con tradizioni, cure e interpretazioni religiose

La vulnologia è il ramo, tra quelli più recenti, della medicina che si occupa della cura delle lesioni cutanee e che ha presentato negli anni il maggiore sviluppo riuscendo a coinvolgere professionisti sanitari dalle più svariate competenze.

La storia dell’Umanità è anche, e soprattutto, storia delle Religioni, ecco che quando, come operatori sanitari guardiamo alle nostre spalle, ci troviamo spesso ad avere a che fare con tradizioni, cure e interpretazioni religiose. Ma anche con Santi protettori, ricordando come ad ognuno di questi sia stata attribuita, nei secoli, la protezione di malati affetti da una o più malattie.

Il Santo Protettore

Uno dei Santi meno conosciuti è San Pellegrino Laziosi da Forlì, considerato Protettore, oltre che dei malati di tumore, AIDS e malattie croniche, anche delle ulcere e delle ferite croniche. Paziente, oltre che Santo Protettore, in quanto anch’egli affetto da ulcere varicose che condussero a gangrena l’arto inferiore destro: la tradizione vuole che il Pellegrino venne salvato da una drammatica amputazione da un miracolo che lo guarì dalle ulcere infette e che divenne Santo poiché riuscì a ripetere tale miracolo a favore di altre persone malate.

La tradizione vuole che le sue vene varicose si formarono a seguito di una grave insufficienza venosa che il Santo si procurò sottoponendosi ad una auto-punizione consistente nel divieto di sedersi allorquando fuori dal letto. Sempre la tradizione vuole che molti pazienti celebri furono da lui “miracolati”, tra cui Santa Veronica Giuliani.

Chi era San Pellegrino Laziosi da Forlì

Pellegrino Laziosi, conosciuto anche come Pellegrino da Forlì (Forlì 1265 – 1° maggio 1345), è stato un religioso italiano, venerato come Santo dalla Chiesa Cattolica. Figlio di Berengario Laziosi e Flora Aspini, nato in una famiglia ghibellina avversaria della Chiesa, partecipò alle lotte politiche contro i guelfi locali. Il 20enne Pellegrino, tra i capi delle fazioni in lotta, dileggiò il Superiore generale dell’Ordine dei Servi di Maria, Filippo Benizi, che predicava nelle piazze per convincere i cittadini a obbedire al Papa. Raggiunto il Superiore generale fuori città, a Ronco, si gettò ai suoi piedi per chiedergli umilmente perdono. Si convertì e dieci anni dopo, circa 30enne, entrò in quello stesso ordine. Quando aveva circa sessant’anni, fu afflitto da vene varicose che gli procurarono gangrena alla gamba destra. Il medico del convento decise per l’amputazione. Ma la notte prima dell’operazione, trascinandosi verso il crocifisso, il monaco guarì miracolosamente. Si sparse la voce in città e il religioso acquisì fama di santità.

Informazioni su questo articolo

Fonti

  1. Legenda del Beato Pellegrino da Forlì, Nicolò Borghese (1483);

  2. Compendium vitae, virtutum, et miraculorum, necnon Actorum in Causa canonizationis B. Peregrini Latiosi Foroliviensis Ordinis Servorum B. Mariae Virginis. Ex Secretaria Congregationis Sacrorum Rituum, Roma 1726.

Fonti iconografiche

  1. San Pellegrino Laziosi, dipinto di Giacomo Zampa (vai alla fonte);

  2. Rappresentazione di San Pellegrino presso il santuario di Pietralba (vai alla fonte)