La Peste Nera - Croce Rossa Italiana

LA PESTE NERA

La Peste Nera: l'incubo delle epidemie e la speranza della vita oltre di esse.

Oggi siamo afflitti da una pandemia che ha stravolto la nostra vita. Una vita sino ad un anno fa ritenuta tranquilla, dal punto di vista sanitario. Le malattie che affliggevano la più parte della popolazione erano quelle degenerative: tumori e malattie vascolari. Pensavamo di aver debellato le patologie infettive e pandemiche. Ma la natura ci ha ricordato la nostra fragilità. Eppure nel passato la diffusione pandemica era quasi una costante e la popolazione era abituata a queste evenienze e le tollerava con maggior rassegnazione di noi oggi.

E questo anche quando le infezioni erano di certo più temibili del COVID-19, come la Peste Nera che infuriò in Europa nel XIV secolo e  fu responsabile della morte di oltre un terzo della popolazione del continente(oltre 20 milioni sui 60 del totale).E’ opinione comune che la Morte Nera definita dai suoi contemporanei come “La Peste” arrivò in Europa dall’Asia centrale nel 1347. Si diffuse rapidamente in tutto il continente dalle città portuali del mediterraneo raggiungendo nell’ arco di due anni al Svezia. Non si sa con precisione cosa rese devastante questa malattia, pare che alla base ci fossero epidemie di influenza ( Vedi COVID ante litteram) vaiolo, tifo e perfino l’antrace. L’opinione più diffuse è che si sia trattata di una forma particolarmente violenta di Peste Bubbonica, molto probabilmente combinata con un altro ceppo di Peste Polmonare. Oggi sappiamo che la Peste Bubbonica si trasmette tramite il morso delle pulci che vivono addosso ai ratti. Si caratterizza per la presenza di gonfiori anneriti (bubboni) in corrispondenza delle ascelle e del pube della grandezza di un uovo sino a quella di una mela. Una volta comparso il bubbone la morte giungeva nell’arco di tre giorni con una incidenza del 70% circa. L’epidemia di Peste Polmonare fu anche più tremenda . In pratica chiunque fosse colpito moriva nell’arco di pochi giorni.

Si comprende come intere comunità furono spazzate via e la popolazione cadde in una crisi psicologica profonda, convinta che l’epidemia fosse espressione di una punizione divina. L’atteggiamento fu contradditorio nel senso che mentre una parte della popolazione si rivolgeva alla religione invocando il perdono con atti di costrizione e penitenza collettiva, altri si lasciarono andare ad una vita più libertina per godersi gli ultimi giorni di vita. In una situazione in cui non si differenziava tra ricchi e poveri di fronte alla morte, la nobiltà si ritirò in campagna per evitare la promiscuità e nelle città i cadaveri riempivano le strade tanto che si giunse a fosse comuni per raccogliere i morti e liberare le strada . La società medioevale erano nel complesso più pronte di noi ad affrontare le calamità in quanto queste travagliavano abitualmente la società, ed accettavano la morte e le sofferenze come eventualità possibili nella vita quotidiana anche legando la loro presenza ad una volontà superiore divina imperscrutabile e quindi da accettare con rassegnazione. Ma la situazione che non ci si aspettava fu il catastrofico effetto sull’economia  e sul commercio. Con migliaia di morti e con i sopravvissuti che abbandonavano la campagna nessuno coltivava più i campi e la carenza di grano si fece sentire drammaticamente. Nel biennio 1348-1349 il commercio internazionale crollò. Per i ricchi fu un dramma: meno beni di lusso, non più artigiani per i lavori nelle loro residenze. A questo punto i poveri sopravvissuti poterono chiedere salari più alti e condizioni di vita più umane in cambio del loro lavoro. Le classi dominanti risposero con leggi che imponevano di non elargire salari più alti del 1346 salvo pene severissime che vennero puntualmente applicate. Nei decenni successivi ci furono rivolte contro questo blocco dei salari ma le forze dello stato schiacciarono le rivolte con la forza. Le cattive condizioni climatiche nel nord Europa e la carestia conseguente porto ad una recrudescenza dell’epidemia che era rimasta come dormiente per oltre un decennio. Quest’ultima non fu così destruente come la prima ondata in quanto la popolazione sopravvissuta aveva sviluppato un certo grado di immunità, ma il fatto che fu definita “La Peste dei bambini” si comprende chi fu più duramente colpito in questa seconda fase.

In Inghilterra la popolazione soffri talmente che per oltre un secolo non crebbe, con una sofferenza economica ben comprensibile.

Oggi noi abbiamo un sistema di protezione economico che anche se non sufficiente non ci porterà a crisi di povertà come nel passato, ma sicuramente ci dovrà indurre a rivedere la nostra vita di prima condotta a soddisfare i nostri desideri dell’ oggi senza porsi l’obbiettivo di preservare un risparmio per il futuro, tenendo poi conto che saldare i debiti di questi anni  porterà di certo ad una vita più morigerata tutti quanti.

Informazioni su questo articolo

Fonti

  1.  Suzanne Austin Alchon, A pest in the land: new world epidemics in a global perspective, 1ª ed., University of New Mexico Press, 2003, ISBN 0-8263-2870-9, OCLC 50773314. URL consultato il 27 settembre 2018
  2.  Yves Morvan, Peste noire à Jenzat, Bulletin historique et scientifique de l’Auvergne, 1984
  3. William Naphy e Andrew Spicer, La peste in Europa, Il Mulino, 2006, ISBN 978-88-15-10967-5, OCLC 68598883, SBN IT\ICCU\RAV\1430014

Fonti iconografiche

  1.  [1] I. Columbina, Medico della peste, 1656, Stuttgart, Germania
  2.  [2] Autore sconosciuto, Peste nera in una miniatura del XV secolo, XV secolo, località sconosciuta
  3.  [3] Autore sconosciuto, Vittime della peste a Perugia, XV secolo, Italia