Pratiche mediche moderne dell'Antico Egitto - Croce Rossa Italiana

DIECI PRATICHE MEDICHE “MODERNE” DELL'ANTICO EGITTO

L'arte della medicina si spingeva oltre le tecniche di mummificazione. Molti approcci non erano così diversi da quelli di oggi

Le arti mediche dell’Antico Egitto si spingevano ben oltre le pratiche di mummificazione. nell’appuntamento di quest’oggi di Pillole di Storia della Medicina, vedremo come molti approcci alla cura del paziente non erano così diversi dalle visite moderne. 

Infatti, anche nella terra dei faraoni, per esempio:

  • Si prendeva il polso. Per sapere che appoggiando due dita sul polso è possibile sentire il battito cardiaco di una persona, è necessaria una minima conoscenza del sistema cardiocircolatorio umano. Il Papiro Ebers, un’importante raccolta di scritti medici egizi del 1550 a.C., contiene una descrizione del cuore come centro della circolazione sanguigna dell’organismo.
  • Si utilizzavano gli assorbenti. Le donne egizie ricavavano tamponi interni con cotone di scarto o papiro ammorbidito, tenuti insieme da un filo arrotolato. Nel Papiro di Ebers si menziona anche un tampone a base di mollica di pane mischiata con acacia, che doveva avere proprietà anticoncezionali.
  • Si praticavano otturazioni dentali. I medici egizi conoscevano le virtù anestetiche del freddo e riempivano le cavità scavate dalle carie con pezzi di lino disinfettati con curcuma, incenso, miele (dalle proprietà antibatteriche) e ocra.
  • Giri la testa e tossisca!”. La diagnosi di ernia per gli uomini avveniva con le stesse, imbarazzanti modalità delle visite odierne: con il medico che valutava se vi fossero rigonfiamenti nello scroto mentre il paziente dava un colpo di tosse. Tale patologia era frequente, e spesso operata chirurgicamente, come rivelano alcune cicatrici trovate sulle mummie.
  • Si operava alla cataratta. I più antichi esperti di un intervento chirurgico oggi considerato di routine, quello alla cataratta, furono, probabilmente, gli Egizi: nella tomba del faraone Khasekhemwy, appartenente alla seconda dinastia (fino al 2700 a.C. circa) sono stati rinvenuti degli aghi in rame destinati probabilmente alla rimozione del cristallino opacizzato.
  • Si fabbricavano protesi. Sostituire le parti del corpo mancanti con appendici false era un’usanza diffusa nell’antico Egitto: il culto dei morti prevedeva che, nell’aldilà, ci si ritrovasse con il corpo avuto in vita, ed era importante arrivarci “tutti interi”. “L’alluce del Cairo”, in legno e pelle, risalente a un periodo compreso tra il 1000 e il 600 a.C. apparteneva a una donna e mostra segni di usura: la signora lo indossava per camminare.
  • Si andava a casa con una prescrizione medica. Menta, sale, finocchio, cipolla, rame, argilla, piombo, capelli, sangue, latte, letame: gli antichi trattati medici egizi sono pieni di indicazioni per i trattamenti delle patologie più comuni, con tanto di dosaggi e tempi di somministrazione. L’accesso alla professione avveniva perfezionando le competenze trasmesse di padre in figlio presso le “Case della Vita”, scuole affiliate ai vari templi in cui si studiava su antichi papiri. Durante l’Antico Regno (2686-2173 a.C.) i medici erano pagati dallo Stato, e forniti gratuitamente in caso di guerra.
  • Si eseguiva la circoncisione. Rito di passaggio, simbolo di purezza e di appartenenza all’élite – lo stesso Ra, il dio egizio del Sole, secondo il Libro dei Morti vi sarebbe passato – la circoncisione era prima di tutto, per gli antichi egizi, una norma igienica di base
  • Si finiva “sotto i ferri”. Ascessi, tumori, fratture ossee, trapanazioni del cranio: gli egizi non operavano soltanto post mortem, ma erano capaci di operazioni chirurgiche a volte risolutive – come si deduce dalle cicatrici rimarginate mostrate su alcuni corpi imbalsamati. I ferri chirurgici consistevano in strumenti di rame, avorio o l’affilatissima ossidiana, una pietra vulcanica adatta a lame affilate.
  • Oppiacei. L’estratto di papavero da oppio, mischiato a sostanze alcoliche come la birra, veniva probabilmente sfruttato per le proprietà sedative durante le procedure mediche. Si pensa che l’uso della capsula di questa pianta sia stato introdotto in Egitto intorno al 1500 a.C., grazie al contatto con i Sumeri.

Informazioni su questo articolo

Fonti

  • Papiro Kahun 1800 a.C;
  • Papiro Edwin Smith 1660 a.C;
  • Papiro Ebers 1550 a.C;
  • Papiro Hearst 2000 a.C.

Fonti iconografiche

  1. Dipinto trovato nella tomba del più alto funzionario dopo il faraone Akmanthor (vai alla fonte);

  2. Descrizione degli antichi strumenti medici utilizzati nell’antico Egitto (vai alla fonte);

  3. Il papiro di Ebers, U.S. National Library of Medicine (vai alla fonte);